Dal catering all’ospitalità in castello: la nuova vita della Locanda di Casigliano è un viaggio nei sapori dell’Umbria, guidato dallo chef Donatello tra tradizione, passione e visione
C’è un luogo in Umbria in cui la cucina non è solo esperienza, ma racconto. Ci troviamo a Casigliano, frazione di Acquasparta immersa nel verde delle colline ternane, dove storia e paesaggio si fondono in un abbraccio silenzioso.
Qui sorge il Castello, antica dimora nobiliare che domina la valle da secoli con la sua imponenza discreta. Ed è proprio all’interno del castello che ha preso vita un progetto di ospitalità e cucina che merita di essere raccontato: la Locanda di Casigliano, firmata da Diego Cinotti e Donatello Nuccioni.
Una locanda viva, autentica, nata non per replicare il passato, ma per trasformarlo in gusto, accoglienza e memoria.
I due si conoscono da anni. Insieme hanno costruito il successo di Lincei Catering, realtà di eccellenza che ha firmato ricevimenti in tutta l’Umbria. Ma sentivano che mancava qualcosa: un luogo fisico da abitare, un’identità gastronomica da coltivare giorno per giorno. Così, nel marzo 2024, dopo oltre dieci anni di silenzio, hanno riaperto le porte del ristorante all’interno del castello.
Il castello, una storia lunga secoli
Casigliano non è un castello qualunque. Le sue radici affondano nel XIII secolo, ma risuonano di echi più antichi. Secondo gli storici Appiano e Dione, già Ottaviano Augusto inviò qui truppe della gens Casilena, portando cultura e presenza romana nella zona. Nel tempo, tra guerre guelfe e ghibelline, devastazioni e rinascite, Casigliano ha ospitato papi in viaggio, architetti rinascimentali come Antonio da Sangallo, e nobili famiglie umbre come gli Atti e i Corsini.
Oggi, grazie alla sensibilità di Lucrezia Corsini, ultima erede della casata, il castello ha ritrovato vita e accoglie viaggiatori, eventi, cene d’autore e soggiorni nella quiete di sei appartamenti restaurati.
Lo chef Donatello: “La cucina deve influenzare il luogo, non il contrario”
Abbiamo intervistato Donatello Luccioni, anima della Locanda, per farci raccontare questa avventura che ha il sapore dell’Umbria più vera. “Cucinare qui è una responsabilità – spiega Donatello – quando ho iniziato, a otto anni, volevo solo fare felici i miei genitori. Oggi voglio far felici le persone che si siedono a questa tavola.” Dopo aver lavorato con Gianfranco Vissani, Donatello ha percorso un cammino fatto di passione, tentativi, aperture e cadute. “Per non rischiare di chiudere ancora, ho deciso di acquistare un locale invece di affittarlo. È così che nacque Il Donatello, il mio primo ristorante.”
Oggi la sua cucina è passionale, dinamica e radicata. Non cerca mode, non rincorre estetiche vuote. Parla il linguaggio del gusto pieno, degli ingredienti umbri, della faraona, sua cifra stilistica, che cambia con le stagioni ma resta sempre presente in carta. “Il legame col territorio è assoluto. Ho studiato ogni tipo di cucina, ma torno sempre all’Umbria. È casa mia.”
E se gli si chiede se sia il castello a condizionare la cucina, la risposta è sorprendente: “No, è la mia cucina che deve influenzare l’atmosfera del castello. Non viceversa.” Un approccio audace, ma coerente con l’idea di identità forte, non accessoria.
Tra i piatti più amati ci sono anche i tortelli alla burrata, la pizza di Pasqua che prepara ogni anno con i figli (come faceva con la nonna), e tutte le proposte che valorizzano i produttori locali: “Sono parte della brigata, anche se non lavorano in cucina.”
La Locanda e il Lincei Catering: due anime, una visione
Il progetto della Locanda è complementare a quello del Lincei Catering, nato nel 2006 da un’intuizione di Diego Cinotti e portato avanti con rigore e stile. Se il catering è velocità, adattabilità, eleganza applicata agli eventi, la Locanda è profondità, tempo lento, relazione continua con il cliente. Insieme, rappresentano due anime di uno stesso corpo: quello di un’Umbria che sa rinnovarsi restando fedele a se stessa.
Vini umbri e un viaggio d’Italia in calice
Alla Locanda, il vino non è un semplice accompagnamento: è parte del racconto. Ogni etichetta è scelta con cura per esaltare la stagionalità e l’identità dei piatti. “La nostra lista dei vini è caratterizzata da una bella selezione che attraversa tutto il territorio italiano – raccontano – almeno uno per regione, tra bianchi e rossi, per offrire agli ospiti un vero e proprio viaggio nel gusto del Paese.”
Ma non finisce qui. “Stiamo lavorando per dare sempre più spazio ai vini umbri – aggiungono – perché crediamo nel valore delle cantine del nostro territorio e nella forza del racconto che possono portare in tavola.”