In quel cuneo tra il Po e il Lambro

#travellingforfoodandwine nel cuore del territorio pavese compreso tra il fiume Po e il suo affluente Lambro, da Chignolo Po a Miradolo terme, passando per le colline di San Colombano.

A pochi chilometri dalla città di Milano, un mondo completamente diverso e lontano anni luce dal caos della metropoli, caratterizzato da diversi ambienti rurali: la piatta campagna lombarda ricoperta di estesi ed ordinati campi di mais, estesi pioppeti sull’argine del Po e i rigogliosi vigneti della collina di San Colombano, tra Chignolo Po e le Terme di Miradolo

Chignolo Po, in età romana, divenne centro fortificato lungo il tracciato della Via Francigena e nel IX sec. fu concesso in beneficio da re Berengario ai monaci benedettini di S. Cristina, il vicino monastero di fondazione longobarda, che scelse come feudatari stabili la famiglia milanese dei Pusterla. Nelle verdi distese della campagna pavese spicca con la propria mole, il duecentesco castello Cusani Visconti, splendida dimora storica a due piani, a cui si accede attraverso un elegante scalone ricurvo in stile settecentesco. Alcune torri merlate laterali di pianta circolare ed una grande torre centrale, di pianta quadrata costruita dal Re Liutprando intorno al 740 d.C., rendono il castello inconfondibile.
Il Castello era il luogo dove venivano ospitati i pellegrini in visita all’Abbazia, ed inoltre i monaci utilizzavano i locali per la conservazione dei vini che loro stessi producevano. Attorno al 1340 il Ducato di Milano mandò il Marchese Stefano Federici al Castello per aumentare la produzione vinicola, che grazie all’aiuto di Ludovico il Moro, riuscì a deviare il corso del Po ed a bonificare il territorio circostante. Il Cardinale Agostino Cusani incaricò l’architetto Giovanni Ruggeri e vari allievi del Tiepolo per realizzare degli affreschi, tra i più belli “L’apoteosi delle stagioni” e quelli dedicati alla mitologia greca. Al centro del grande parco si trova la Palazzina della Caccia, utilizzata dai Cusani Visconti per feste e banchetti.
Ripartiamo alla volta di Miradolo Terme per una visita all’antico borgo medievale, ai piedi del colle di San Colombano, per trascorrere qualche ora alle terme. La notorietà di queste acque ebbe un riconoscimento speciale da parte del Re Luigi XII di Francia nel 1511 durante l’occupazione francese dello stato di Milano. Tra il XVII e XVIII secolo l’acqua salina era sfruttata dalla popolazione che ne magnificava le proprietà terapeutiche e medicinali, tanto che illustri clinici dell’Università di Pavia definirono l’acqua come “internamente antisettica, corroborante, disostruente, esternamente efficace nelle ulcere e in diversi mali cutanei”. Il complesso delle “Terme Idroterapiche delle Saline di Miradolo” nacque però solo nel 1912; oggi le fonti e le terme sono riconosciute dal Ministero della Salute e della Regione Lombardia come impianti di I Livello Super con reparti per le cure respiratorie e per la “fangobalneoterapia”.
Arrivati però all’entrata delle terme, nonostante un cartello annunciasse l’avvenuta apertura, il portone era chiuso e non c’erano segni di umana presenza.
Così ci siamo rifugiati al ristorante Ghio 1913 dell’Albergo Castello, riconosciuto da Regione Lombardia “Negozio di storica attività”. Una cucina storica che incontra l’innovazione grazie allo chef Enrico Ferioli. L’eleganza sobria immersa nel verde e nella tranquillità, unita al fresco (sic) e ottimo gambero rosso di Mazara, alle linguine con bottarga e al fritto di calamari come soltanto mio papà prepara, hanno cancellato un po’ il rammarico per aver visto dei luoghi veramente belli ma un po’ délabré. Purtroppo anche in Lombardia viene promosso soltanto un certo tipo di turismo, eppure basta allontanarsi dai soliti itinerari per scoprire un lato più intimo, insolito e affascinante che vale la pena scoprire.

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